Il semaforo rosso inglese? Penalizza la dieta mediterranea

L’Unione europea deve affrontare la questione dell’etichetta “a semaforo”, che penalizza le eccellenze italiane, con uno “studio approfondito per valutare l’impatto commerciale che queste scelte dei distributori inglesi sta provocando sui prodotti alimentari europei”. Paolo de Castro, coordinatore per il Gruppo dei socialisti e democratici della commissione Agricoltura prende di petto la discussa e discutibile scelta britannica e formula una richiesta netta al commissario europeo alla Salute e sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis.
Spiega De Castro “una cosa è informare il consumatore, un’altra è condizionarne le scelte e il sistema di etichettatura degli alimenti a semaforo utilizzato in Inghilterra purtroppo fa proprio questo”. Dopo che il tema è stato messo dall’Italia nell’agenda dell’ultimo Consiglio dei ministri dell’agricoltura Ue, la battaglia contro le etichette britanniche – con etichette di colore rosso, giallo o verde a secondo il contenuto di grassi, grassi saturi, sale o zuccheri – ricomincia quindi dal Parlamento europeo, dove si è tenuto un workshop sul tema dell’etichettatura alimentare.
“Come Parlamento europeo abbiamo sempre sostenuto la necessità di informare il consumatore” ha detto l’eurodeputato del Pd. “Con il sistema di etichettatura a semaforo oggi nei supermercati inglesi si arriva al paradosso di etichettare con il semaforo rosso il nostro parmigiano reggiano o il nostro olio extravergine d’oliva e con il semaforo verde gran parte dei cibi spazzatura o bevande gassate light” ha concluso De Castro.

FEDERALIMENTARE E CONSUMATORI UNITI
Sulla stessa sponda, per una volta, tanto Federalimentare che gran parte delle associazioni dei consumatori italiane che convengono sulla “ingannevolezza” di questo sistema di etichettatura.
Il problema risiede in un’etichettatura che viene letta in modo del tutto fuorviante: anziché informare correttamente il consumatore su un determinato prodotto, dà messaggi distorti e ne disincentiva l’acquisto tout court.
Questa l’opinione di Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare, che al Test-Salvagente spiega: “L’etichettatura a semaforo, di fatto, non si basa sulle quantità effettivamente consumate ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze e finisce per fuorviare i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale, dando giudizi semplicistici ed erronei sui prodotti. Una classificazione semplicistica di cibi buoni o cattivi, basata su singoli nutrimenti,che influenza i consumatori non promuovendo una corretta e sana alimentazione. Questo sistema ha oltretutto portato un danno ad alcuni settori cardine dell’export Made in Italy, tra cui prodotti tipici con marchio di qualità (283 tra DOP, IGP e STG ) e, più in generale, all’intero trend di consumo nel Regno Unito del cibo italiano. Con questo tipo di etichettatura semaforica tutti i prodotti principali della dieta mediterranea vengono colpiti dai bollini rossi, un’evidente contraddizione con il sistema delle Denominazioni europee che ne riconosce eccellenza, bontà e sicurezza ”.
Il presidente conclude: “Qualsiasi etichettatura deve rendere il consumatore consapevole attraverso un’informazione obiettiva e non discriminatoria. Se la Commissione europea non assumerà una posizione forte sulla procedura d’infrazione inglese, si rischia di mandare il messaggio che ciascun Paese è libero di fare ciò che vuole, mostrando tutta la debolezza e frammentazione della Ue”.

FRONTE UNITO (CON POCHI DISTINGUO)
Contrari all’etichetta a semaforo con l’Italia ci sono Croazia, Belgio, Cipro, Spagna, Grecia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Bulgaria, Polonia, Irlanda, Romania, Germania, Slovacchia, Lettonia. “Insieme ad altri 15 Paesi – spiegava appena un mese fa il Ministro Martina – chiediamo ancora una volta alla Gran Bretagna di rivedere questa scelta e alla Commissione Ue di intervenire per rimuovere questo elemento distorsivo del mercato”.
Tra le associazioni dei consumatori italiane, come raccontavamo qui, Altroconsumo è tra le poche a sostenerlo, spiegando che in questo modo i consumatori “riescono a capire cosa significa l’indicazione nutrizionale relativa alle quantità di zucchero, sale e grassi e a orientare il proprio comportamento alimentare di conseguenza per limitare l’eccesso di peso, o per non eccedere oltre con colesterolo, trigliceridi e zuccheri, come suggerito dal medico”.
Molto più vasta la schiera dei contrari. Tra questi Antonio Longo, presidente del Movimento difesa del cittadino, che commentava così al Salvagente l’efficacia di questa classificazione proveniente dalla Gran Bretagna: “Prima di decidere se siete a favore o contro il sistema delle etichette-semaforo, ponetevi tre domande. Mars, Nestlé, Pepsi… vi fidereste di indicazioni nutrizionali fornite da queste sigle?”