Olio, falso Igp toscano i marchi coinvolti nell’inchiesta

Spuntano nomi eccellenti e marchi blasonati nell’inchiesta sul falso olio Igp Toscano – ottenuto miscelando olio pugliese e greco – scoperto la scorsa settimana dal Corpo forestale dello Stato nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Grosseto. La lista delle persone coinvolte, tra le provincie di Grosseto, Siena, Firenze e Foggia, è lunga: 47 sono i nomi contenuti nel decreto di perquisizione emesso dai sostituti procuratori Laura D’Amelio e Marco Nassi. Ci sono aziende, alcune con sede anche estera, proprietari di piccoli frantoi e amministratori di grandi realtà commerciali.

L’elenco delle aziende

I forestali hanno sequestrato la scorsa settimana una quantità di documenti contabili, extracontabili, appunti, analisi interne effettuate dai produttori che devono comunque registrare la tracciabilità dell’olio dai quali risulterebbe l’utilizzo fraudolento di olio pugliese e greco per “allungare” l’Igp Toscano. Ad essere coinvolto c’è anche il consorzio Olma, oltre mille soci e vendite in tutto il mondo, che produce diversi prodotti certificati tra i quali l’Igp toscano a marchio “Contessa Tosca del Madonnino” e la Certified Origins Italia, ufficio vendite in California e luogo di produzione in provincia di Grosseto, che imbottiglia olio certificato “Toscano”. Nella lista dei pm anche la Della Gatta Srl che produce “Frantoio del Colle”, la “Tenuta di Montemassi” che produce l’omonimo Igp toscano, come anche la Collina del Fiora Srl (Collina del Fiora) e la Fratelli Feri Snc anch’essa tra i soci del consorzio dell’olio Igp Toscano. In provincia di Siena l’inchiesta è arrivata alla società cooperativa Oleificio Val D’Orcia, in provincia di Firenze è stato coinvolto anche l’oleificio Castel del Chianti Spa, che produce 20 tonnellate di olio Igp toscano all’anno, mentre in provincia di Foggia è finito nel mirino dei magistrati la Garganolii.

“Siamo parte lesa”

Si dichiarano “vittime ed estranei” al sistema la Olma e la Certified Origins che al quotidiano il Tirreno hanno dichiarato si sentirsi “parti lese e vittime di eventuali illeciti perpetrati da altri ed estranee ai fatti contestati” e precisano di aver messo a disposizione i propri “sistemi di tracciabilità, consegnando le documentazioni e le certificazioni, anche di terze parti, loro fornite”. Gli inquirenti tuttavia proseguono il loro lavoro e non escludono approfondimenti di indagine.