Integratori cancerogeni: “Ecco perché l’allarme è serio”

L’Italia è il paese europeo al primo posto per valori di vendita degli integratori alimentari: se ne vendono oltre 147 milioni di confezioni l’anno e sul sito del ministero della Salute se ne contano 54 mila tipi diversi. Per questo motivo, quello sulla cancerogenità di alcuni integratori rilevata dal Centro Comune di Ricerca della Commissione europea è un allarme che non può restare inascoltato. “Sarebbe auspicabile sapere di più sul campione analizzato dal Centro, ad esempio, sapere di che tipo di integratori si tratta e da dove provengono” ha spiegato a il Test – Salvagente Alberto Ritieni, Professore di chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli, sottolineando che “gli integratori sono un concentrato di una determinata materia prima. Di conseguenza se all’origine c’è un difetto, questo si presenta concentrato nel prodotto finale”.

In altre parole, è utile sapere da dove proviene la pianta utilizzata per l’estratto così come in che acqua ha vissuto il pesce da cui è stato ricavato l’olio: l’ambiente condiziona la materia prima e se il territorio è inquinato – da pesticidi, da smog o altro – non sarà possibile avere un prodotto finale pulito. Così è spiegata la contaminazione di Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) rilevata dalla direzione della Commissione europea. In effetti, in molti ricorderanno l’annuncio choc di qualche mese fa di Aboca, l’azienda leader del biologico italiano che produce anche integratori alimentari, di lasciare i 700 ettari di terreni della Valtiberina, in Toscana, e di delocalizzare in Marocco. Motivo? La vicinanza con terreni coltivati con l’utilizzo di troppe sostanze chimiche. Evidentemente le aziende più attente, come Aboca, hanno da tempo percepito il pericolo e hanno intenzione di correre ai ripari per cercare di mantenere intatta la fiducia dei consumatori.

Una buona notizia però c’è. Il dipartimento di farmacia dell’università napoletana ha testato 16 marchi di integratori alimentari tra i più venduti sul mercato italiano non rintracciando nessuna sostanza sospetta, compreso i temuti Ipa.